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Medicina e salute: dalla conoscenza all’osservazione

Grazie a figure come Paolo Zacchia, Marcello Malpighi, Bernardino Ramazzini e, più tardi, di Pietro Giuseppe Corradini (trovate informazioni sull’attività di Corradini qui e qui) è possibile gettare uno sguardo sul lento ma progressivo e irreversibile passaggio dalla medicina intesa come filosofia della vita alla medicina moderna, fondata sulla ricerca sperimentale.

Svincolarsi da una visione astratta per approdare a una ricerca sperimentale ha richiesto secoli di elaborazione: nonostante le scoperte empiriche fossero in sé evidenti, i pregiudizi e l’autorità dei classici portavano i medici a vedere nell’oggetto della loro osservazione ciò che doveva esserci secondo la tradizione, e non ciò che c’era. Questo retaggio antico contribuì alla lentezza dell’evoluzione della ricerca in campo medico.

Focus: le tappe del progresso

Mauro Ceruti (professore di Epistemologia della globalizzazione – Università IULM di Milano), La complessità del progresso, conferenza tenuta presso la Fondazione San Carlo il 15 ottobre 2014

Il progresso è la vera e propria scoperta della modernità europea, un’invenzione della modernità europea. Prima dell’origine della modernità europea, prima del Cinquecento, la parola progresso non esisteva ma non era mai stato concepito né era stato mai inteso come concepibile qualcosa come un progresso se per progresso intendiamo, modernamente, il fatto che accettiamo e concepiamo che nel futuro ci potrà essere qualcosa di nuovo e di meglio rispetto al passato

Focus: le rivoluzioni come cambiamenti di paradigma

Bernardino Fantini (professore di Storia della medicina), Le rivoluzioni nelle scienze della vita, conferenza tenuta presso la Fondazione Collegio San Carlo il 9 novembre 2012

Con le origini della medicina greca c’è un cambiamento di paradigma. La malattia precedentemente considerata in modo magico, come un demone che invadeva il nostro corpo, diventa spiegabile razionalmente attraverso l’uso della fisica: i quattro elementi, che creano gli umori. Non ci sono malattie sacre: c’è una razionale volontà di spiegare la malattia sulla base della composizione del nostro corpo

Focus: Andrea Vesalio e la nuova anatomia

Andrea Vesalio, nato a Bruxelles nel 1514 e morto a Zante nel 1564, è considerato unanimemente il fondatore della scienza anatomica moderna. Medico imperiale alla corte di Carlo V e poi di Filippo II, comprese che per spiegare le malattie bisognava fare riferimento alla struttura del corpo: organi interni ed esterni, e cervello

Raccolse ed espose i risultati delle proprie ricerche in alcuni volumi, come le “Tabulae anatomicae sex” (1538) e soprattutto il “De humani corporis fabrica” (1543): un’opera di straordinaria fattura, dall’ampio corredo illustrativo, che forniva una descrizione minuziosa della morfologia del corpo umano, superiore per concezione, cura e completezza a qualsiasi studio precedente.

  • Ephraim Chambers, Dizionario universale delle arti e delle scienze, vol. 1 – Anatomia, Venezia 1749

Focus: nuovi approcci al pensiero della prima età moderna: filosofia e medicina

Alberto Jori (professore di Storia della filosofia antica – Università di Parma) e Paolo Mazzarello (professore di Storia della Medicina – Università di Pavia), Filosofia e medicina, conferenza pubblica della Scuola di Alti Studi della Fondazione Collegio San Carlo, 2018

1 . Ramazzini e Malpighi: l’aorta e la lucertola

E’ significativo un passaggio di una lettera scritta da Bernardino Ramazzini, medico carpigiano nato nel 1633, a Marcello Malpighi, anch’egli medico di pochi anni più anziano, bolognese, due figure chiave di questo nuovo approccio alla medicina.

Era il 1689.

Ramazzini si stava prendendo cura di un loro comune amico, Antonio Ferrarini, protomedico del duca Francesco II d’Este, che giaceva ammalato nella residenza ducale di Sassuolo. Inquieto per l’evolversi della situazione, Ramazzini decise di scrivere al collega: le lettere sono vere e proprie cartelle cliniche contenenti la descrizione precisa dello stato del paziente. Fu purtroppo inutile: dopo vari consulti fra i due, e dopo aver inutilmente sperimentato più cure, il Ferrarini morì. L’autopsia rivelò un aneurisma aortico, ovvero un rigonfiamento anomalo dell’arteria, dalla forma di una lucertola e, scrive Ramazzini, questo è stato il maleficio, per causa di cui è stato non so che giorni in mano de gli Essorcisti, che l’havevano divulgato per ossesso.

Ramazzini, uomo di scienza, liquidò la questione in due righe riprendendo subito l’analisi dei dati emersi dall’autopsia: in queste poche righe si riassumono i contorni di uno scontro culturale destinato a traghettare la medicina verso la modernità.

Focus: Malpighi, i polmoni e l’impasto di farina

Buona parte della dottrina di Malpighi era dominata da ciò che si può solo chiamare un “pregiudizio positivistico”, l’evidenza che il lavoro e i risultati del suo lavoro risiedono e sono basati unicamente su evidenze empiriche, libere da tare filosofiche, e che il loro merito sta soprattutto nel suo avere rivelato porzioni o adombramenti di ciò che veniva correntemente accettato come verità. – da Malpighi, opere scelte

Egregio professore,

Il lavoro per scoprire le cose della natura incontra tali oscurità e difficoltà, che i nostri sensi sembrano incapaci di determinare alcunché perfettamente. Per quanto, ostinandoci in un lavoro improbo, osserviamo la natura madre nei suoi prodotti, come in un libro scritto in forma enigmatica, e frugando tra i visceri degli animali, cerchiamo di scoprire quanto in essi si occulta; alla fine riconosciamo che i nostri sforzi non riescono ad afferrare la verità se non attraverso immensi tedi di osservazioni, in cui cerchiamo di farci luce come per gradi, sezionando ora gli insetti ed ora gli animali perfetti. E’ infatti costume della natura intraprendere le sue grandi opere soltanto dopo una serie di tentativi a più bassi livelli, e abbozzare negli animali imperfetti il piano degli animali perfetti.

Per entrare in argomento, illustrissimo Signore, riprendo due punti che avevo lasciato in sospeso nella mia (prima) lettera sulle osservazioni circa i polmoni, ripromettendomi di sottoporli a indagini più approfondite.

[Ricorderete che scrivevo che] Sulla funzione dei polmoni so che molte teorie ci sono state lasciate dagli Antichi, ed anche moltissimo se ne dubita, soprattutto a proposito della refrigerazione, che viene considerata come compito principale dei polmoni e avrebbe lo scopo di mitigare il calore del cuore, ritenuto eccessivo e bisognoso pertanto di ventilazione.

Mi è quindi venuto il desiderio di indagare se i polmoni avessero altra funzione; e da quanto andrò esponendo mi sembra probabile che la natura abbia fatto i polmoni perché svolgano il compito di mescolare la massa del sangue. E per sangue non intendo l’aggregato dei quattro umori tradizionali – ossia le due bili, il sangue e la flemma – bensì l’intero complesso fluido che circola ininterrottamente per le vene e le arterie e che, quantunque composto di particelle quasi infinite, si può tuttavia ridurre a due parti, che appaiono in certo modo similari alla osservazione immediata: ossia la parte bianca, volgarmente detta siero, e la parte rossa.

Questa parte sierosa, o bianca, determina la fluidità dell’altra parte del sangue, o rossa; la natura ha fatto i polmoni proprio perché tale miscela si compia alla perfezione, ossia perché la più piccola particella di bianco entri in contatto con la più piccola particella di rosso, onde, fattasi tale mescolanza, si ricostituisca la massa del sangue. A ciò si aggiunga che le stesse sostanze vengono in certo modo rimaneggiate dall’aria incuneata nelle vescicole [dei polmoni], le quali attorniando da ogni lato i vasi, e ora vuotandosi, ora riempiendosi, possono mescolare intimamente tutta la materia grazie alla continua alternanza di pressione, [come] un impasto di farina, che le nostre mani percuotono e ripercuotono, onde rendere perfetta la miscela.

2 . Prendersi cura: Pietro Giuseppe Corradini

Il percorso fu lungo e tortuoso, costellato nel suo svolgersi da alcune figure che contribuirono non solo a mutare l’idea di ricerca, ma anche l’idea di cura. Nei territori estensi le iniziative intraprese dal duca Francesco III, non a caso discepolo di Lodovico Antonio Muratori, aprirono nuove strade proprio in questo senso.

Chi si presentava all’ospedale di Reggio Emilia, fino almeno agli anni trenta del Settecento, doveva avere una patente rilasciata dal parroco che ne attestasse lo stato di indigenza e anche la buona condotta. Fra i pochi, luminosi esempi di medici che, intorno alla metà del Settecento, iniziarono a trasformare gli ospedali da luoghi di assistenza e rifugio dei malati indigenti a luoghi in cui farsi carico dei malati affinché potessero guarire vi fu il reggiano Pietro Giuseppe Corradini, il medico cui oggi, non a caso, è dedicata la biblioteca medica dell’ASL di Reggio Emilia.

Il salto fu notevole. La moltitudine di persone che non si potevano permettere una cura privata era, appunto, una moltitudine: persone di cui si riconosceva l’esistenza, ma che restavano ostinatamente senza volto. Curarle significava restituire loro una personalità autonoma, distinta dalle altre, una identità e un insieme di bisogni singolari, personali, unici. Il malato usciva dall’anonimato per diventare persona.

Focus: comprendere un mondo nuovo

Massimo Bucciantini (professore di Storia della scienza – Università di Siena), Un mondo nuovo. La rivoluzione scientifica dell’età moderna, conferenza tenuta presso la Fondazione Collegio San Carlo il 12 ottobre 2012

La storia della scienza non è la descrizione delle scoperte scientifiche… la storia della scienza si occupa sia di ciò che è vero, sia di ciò che è falso. anzi, molte volte studiare ciò che è falso riserva molte più sorprese, è molto più interessante […]. Si tratta soltanto di angolature diverse: abbracciamo una visione ampia, in cui teorie politiche, teorie religiose, teorie filosofiche possono condizionare la scienza

  • Vincenzo Ferrone, Scienza ed emancipazione, 4 novembre 2014. Nel corso del XVIII secolo venne posto per la prima volta, con limpida chiarezza, il tema cruciale della cosiddetta «demarcazione» tra ciò che doveva ritenersi scienza e ciò che andava invece condannato come ciarlataneria

3 . La scienza fra superstizione e ragione

Non diversa la questione relativa alla biologia sperimentale. Sul versante della ricerca scientifica, Bonaventura Corti e il suo amico, collega e maestro Lazzaro Spallanzani, curiosamente conterranei del Corradini – erano nati tutti e tre nell’arco di poco più di 20 anni e a distanza di circa 20 chilometri – erano in contatto con scienziati di tutta Europa.

Lo sconforto che talvolta prendeva gli scienziati sperimentali è ben riassunto nelle parole amare proprio di Corti che lamentava come le persone leggessero gli almanacchi, guardassero le stelle e le posizioni dei pianeti perfino per tagliare i capelli o le unghie e naturalmente, ben più grave, ascrivessero agli astri le problematiche relative all’insorgere delle malattie.

Tuttavia proprio l’approccio di uno di questi scienziati europei, Charles Bonnet, è chiarificatore delle difficoltà in cui si dibatteva la scienza dell’epoca: la sua Contemplazione della natura è una filosofia della vita applicata alle scienze. La traduzione italiana di quest’opera, corredata da amplissime note, fu curata proprio da Spallanzani.

Focus: religione e medicina

Scritto con fervore,  questo Catechismo medico avverte gli educatori dei giovani medici circa i rischi di una professione esercitata con una conoscenza, e una fiducia eccessiva, nell’anatomia senza accostare alla cura medica quella spirituale e la raccomandazione dei sacramenti. Tanto che, in un capitolo, si evidenzia come le nazioni che non hanno abbracciato il cristianesimo siano le più carenti dal punto di vista dello sviluppo della medicina e del resto, come spiega più avanti, gli esperimenti a lui contemporanei non hanno rinvenuto nulla, nella macchina umana, che da solo possa vantare la percezione delle idee, la comparazione di due idee, il giudizio, la facoltà di astrazione, di espressione e altre facoltà del pensiero.

Angelo Antonio Scotti – Catechismo medico o sia sviluppo delle dottrine che conciliano la religione colla medicina – 1825

Se quindi i Materialisti, i chimici atei che indagano le sostanze di cui è composto il corpo umano, non riescono a trovare in nessuna di esse un indizio di pensiero, come possono pensare che tutte le particelle insieme creino un pensiero se non hanno, da sole, una parte di questa proprietà? Non può essere che l’anima la sede del pensiero

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