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Le regole sanitarie, la prevenzione e l’equilibrio

Le malattie sono mancanza di un equilibrio fra le parti del corpo, fra corpo e anima, fra il corpo e l’atmosfera, o sono determinate da fattori esterni? Quanto l’ambiente naturale in cui viviamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, la posizione della città in cui abitiamo, possono influenzare o determinare il nostro stato di salute?

E quanto è profondo il ruolo del fattore sociale e lavorativo, dell’inquinamento ambientale e macroscopico, o viceversa relativo al singolo e microscopico, determinato da abitudini scorrette ma culturalmente accettate o promosse, nel determinare uno stato di salute o di malattia?

Il passaggio dalla constatazione di uno stato di malessere alla comprensione che in esso convergono più fattori, diversi per ciascuna persona, ma anche l’acquisizione di consapevolezza che proprio il ruolo del paziente è o può essere determinante nella conoscenza e quindi nella cura della malattia, ha radici che affondano nella prospettiva di indagine medica sviluppata nella Grecia antica, quanto nacque il concetto razionale di malattia slegato dall’azione o dalla volontà degli dei.

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Focus: la saggezza antica della scuola medica salernitana

La “regola sanitaria” fu scritta nell’ambito della Scuola Medica Salernitana, la prima Accademia medica sorta nell’Occidente cristiano, le cui origini sono collocabili presumibilmente intorno all’anno Mille.

La regola è oggi un’opera che “riguardata… dal lato scientifico io temo che, stante i progressi fatti dalla medicina da que’ tempi in poi, meriti niente meno che d’essere dimenticata” (dall’introduzione). Le prescrizioni e osservazioni contenute nella “Regola”, basate sulla teoria degli umori, sono oggi da leggere con interesse storico e da riguardare, in parte, come indicazioni di buon senso.

La regola sanitaria della scuola medica salernitana

Se non hai medici appresso, / Farai medici a te stesso / Questi tre: mente ognor lieta, / Dolce requie, e sobria dieta.
 
Se ti par, che il vin bevuto / Alla sera, ti ha nociuto / Troverai che medicina / E’ il riberne alla mattina

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1 . La malinconia e la teoria degli umori

Nella ricerca di una spiegazione onnicomprensiva degli equilibri e squilibri che determinano lo stato di salute o di malattia proprio la medicina greca antica formulò una teoria rimasta valida per secoli, nota come teoria degli umori. Attribuita ad Ippocrate, vissuto fra il V e il IV secolo a.C., in essa si ipotizza che in ogni persona siano presenti sangue, flemma, bile gialla e bile nera.

La prevalenza di uno di questi umori sugli altri dà luogo a caratteri differenti: il sanguigno, il flemmatico, il collerico, dominato dalla bile gialla, e il malinconico dominato dalla bile nera o dall’ “umore nero”, espressione d’uso comune ancora oggi.

Per conservare uno stato di salute, al di là della prevalenza innata di un umore sugli altri, è necessario ricercare costantemente l’equilibrio fra di essi: nasce qui la consapevolezza che uno stile di vita equilibrato o che tende costantemente all’equilibrio costituisce la migliore prevenzione.

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Focus: l’equilibrio delle potenze

Alcmeone di Crotone, VI-V sec. a.C.

Ciò che mantiene la salute è l’equilibrio delle potenze: umido secco, freddo caldo, amaro dolce e così via, invece il predominio di una di esse genera malattia perché esiziale è il predominio di un opposto sull’altro. E malattia può aver luogo: quanto alla causa agente, per eccesso di caldo o freddo; quanto al motivo occasionale, per pienezza o scarsezza di cibo; quanto alla sede, o nel sangue o nel midollo o nel cervello. Altre se ne aggiungono dovute a cause esterne, come a certe qualità di acque, o ai luoghi, o a fatiche, o a violenze, o ad altre cose simili. Invece la salute è mescolanza proporzionata delle qualità.

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Focus: quando c’è la salute

Castor Durante scrive questo trattato una prima volta in latino, pubblicandolo nel 1586, e a seguire in italiano. Il punto di partenza per la sua riflessione, ancor oggi così scontato che si tende a dimenticarlo, è che prevenire è meglio che curare: le raccomandazioni di base riguardano la ricerca dell’aria pulita, il movimento e i cibi sani, per quanto naturalmente si mescolino osservazioni valide e altre legate, invece, alla teoria degli umori. In un mondo in cui la medicina era ancora, essenzialmente e nelle suoi composti più efficaci, fitoterapia, il rapporto con il mondo naturale era più stretto e il passo fra il cibo che nutre e il cibo che preserva o cura era, nella percezione di chi si affacciava al secolo della scienza, ancor più immediato di quanto non sia oggi.

ll tesoro della sanità di Castor Durante da Gualdo, medico e cittadino romano. Nel quale s’insegna di conservar la sanità, & prolongar la vita, 1605

Perché non solo a conservar la sanità, ma ancora alla buona habitudine del corpo, è necessario il moto, per questo dopo [la salubrità del] l’aere è a venire all’essercitio, il quale è potentissimo a conservarci sani, essendo che per essi si espurgano le superfluità di tutto il corpo, & si dissolvono in modo, che non ci bisognano più medicamenti.

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2 . Le domande dell’arte del curare

Questo sguardo onnicomprensivo sulla persona, che si traduce solo in un secondo momento nell’indagine del particolare, ha determinato lo sviluppo della medicina innanzitutto come arte, poi come scienza.

Se ciò che il medico vede nella persona, nel paziente è determinante per impostare una diagnosi e delineare una cura, allora ciò che viene ontologicamente, culturalmente, socialmente inteso come persona può cambiare il modo in cui il medico si avvicina al paziente e, talvolta, può determinare il successo o l’insuccesso della cura.

Chi ho di fronte? Come posso affrontare il suo percorso umano, il suo metro di accettazione dell’incertezza, della sofferenza?

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Focus: l’etica nella relazione

Adriano Fabris (professore di Filosofia Morale – Università di Pisa), Il primato della relazione. Teoria ed etica della responsabilità, conferenza tenuta presso la Fondazione Collegio San Carlo il 13 marzo 2012

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3 . La medicina araba intorno all’anno Mille

La filosofia come base per la medicina non è una caratteristica propria della storia medica occidentale. Eredi della grande arte medica greca antica, nei secoli a cavallo dell’anno Mille, fra la Siria e l’Andalusia, i medici arabi ne coltivarono e tramandarono gli insegnamenti ponendo a loro volta le basi per la rinascenza degli studi medici italiani ed europei. Anche i nomi più celebri e conosciuti in Europa come Avicenna, Averroè o l’ebreo Maimonide, erano innanzitutto filosofi.

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Focus: storia della cura del corpo

L’arte di prolungare la vita, la sconfitta della sofferenza, la preoccupazione per la propria salute, la cura del corpo, l’atteggiamento preventivo verso la malattia non sono stati inventati dal mondo contemporaneo, ma affondano le radici nella tradizione. Tuttavia le differenze, attraverso i secoli, sono determinanti. La storia della cura del corpo è quindi una “storia dispersa e eterogenea” perché diverse sono le pratiche che essa assume.

E varie, sfaccettate, complesse sono inoltre le inquietudini che circondano tali pratiche, al limite della dispersione e della sconnessione o addirittura dell’incoerenza […]. bisogna ricordare che la storia della cura del corpo è in primo luogo storia di una conquista individuale, un approfondimento dell’autonomia, se non dell’intimità. Ma è anche storia di un impegno collettivo. L’immaginario del corpo cammina con l’immaginario del gruppo.

Georges Vigarello, Il sano e il malato. Storia della cura del corpo dal Medioevo ad oggi, 1996

Cornaro, nobile veneziano abitante in Padova, professando il suo regime di vita alla metà del XVI secolo, sottolinea il successo dei suoi concittadini contro la peste: prosciugamento delle paludi, rispetto delle quarantene… La novità verte su una volontà tutta particolare di salvaguardia lenta del corpo: un lavoro determinato e consapevole sul tempo.

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Focus: il dizionario della salute

Dizionario compendioso di sanità che contiene l’esatta descrizione delle malattie … Tomo terzo. 1784

REGOLA DI VITTO

Questa è una maniera di vivere, che comprende ciò che col proprio vero nome si chiama Dieta, e tutto ciò che riguarda la conservazione della vita. Nè dobbiamo immaginarci che questo termine ad altro non si estenda che a quello che riguarda il mangiare e il bere. La dieta abbraccia generalmente tutto quello (che) può riuscire vantaggioso al corpo umano; che per(ci)ò si racchiudono in questa classe la scelta dell’aria che si respira, il mangiare e il bere, il riposo, l’esercizio, i bagni, le donne, il sonno, le veglie […] Distinguonsi due sorte di regola: cioè quella che conviene nello stato di sanità, e quella ch’è necessaria in tempo di malattia; perché non sono solamente i malati che abbiano bisogno di regole, ma anche quelli che stanno bene per guardarsi dal cadere malati.

4 . Dalla filosofia all’ingegneria biomedica

Oggi siamo ad una nuova svolta. La sfida contemporanea della medicina impone l’allargamento della questione medico-filosofica ad un terzo fattore che sta diventando via via determinante, ovvero la tecnologia computerizzata. Lo sviluppo del settore ingegneristico e biomedicale fornisce nuovi strumenti e si insinua sempre più nella pratica medica fino ad affiancare, supportare e, a breve, sostituire in alcuni frangenti la figura del medico. Ma è anche fonte di nuove, inquietanti domande: il paziente è solo un corpo da curare?

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Focus: le tecnoscienze umane

Massimo De Carolis (professore di Filosofia teoretica – Università di Salerno), L’ambivalenza delle tecnoscienze. I nuovi dispositivi di intervento sulle facoltà umane e sui corpi, conferenza tenuta presso la Fondazione Collegio San Carlo il 7 dicembre 2012

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Focus: può dirsi mio il corpo che animo?

Mauro Carbone (professore di Estetica – Università di Milano), Carne. Natura e appartenenza al sensibile, conferenza tenuta presso la Fondazione Collegio San Carlo il 7 dicembre 2007

Dalle prestazioni atletiche ottenute con protesi avveniristiche alle scoperte scientifiche che preludono alla possibilità di una vita umana interamente artificiale, dalla questione del trapianto d’organi a quella della relazione con gli altri esseri viventi, con la Terra e persino con i corpi inanimati presenti su di essa: anche la filosofia risulta sollecitata dall’esigenza di nominare e descrivere le trasformazioni sempre più accelerate cui la nostra esperienza del corpo e del suo incontro col mondo risulta sottoposta. Sono trasformazioni epocali, che impongono perciò d’affrontare con adeguata radicalità le questioni che ne sono investite. Può dirsi davvero mio il corpo che animo? 

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